U n mondo senza fame non è un’utopia. Un mondo senza fame in cui tutti abbiano la possibilità di mangiare e di studiare è possibile, e nell’arco di questa generazione. Povertà e indigenza, in qualunque Paese, non sono condizioni naturali o fatti inevitabili della vita. Sì, possiamo davvero costruire un mondo senza fame. E solo in un mondo senza fame potremo costruire la pace.
Sebbene la fame non sia certo l’unica causa dei conflitti, sicurezza alimentare e pace si sostengono a vicenda: come la fame alimenta i conflitti, così le guerre acuiscono la fame.
La nostra convinzione che un mondo così sia davvero possibile nasce non solo dalla speranza e dall’imperativo etico della lotta per un pianeta migliore. Ma scaturisce dai progressi che molti Paesi hanno già compiuto nella lotta alla fame e alla povertà, e dalle nostre personali esperienze di impegno per migliorare le condizioni sociali in Brasile.
Fra pochi giorni aggiungeremo anche i nostri nomi alla Carta di Milano. Questo avverrà durante la riunione dei ministri dell’Agricoltura che si incontreranno a Expo Milano 2015, il quattro e cinque giugno.
La Carta di Milano, che sarà l’eredità di questa esposizione universale, tocca problemi cruciali come lo scandalo delle perdite e degli sprechi alimentari, la necessità di assicurare cibo a sufficienza per una popolazione mondiale in crescita preservando l’ambiente e la biodiversità, e infine il ruolo importantissimo delle donne nello sviluppo. Questi temi sono una priorità per tutti noi.
La Carta offre al mondo la possibilità di partecipare alla discussione globale sulla futura agenda dello sviluppo, e pone a tutti noi una domanda fondamentale: cosa possiamo fare noi, individui e «cittadini di questo pianeta», per fare la differenza con le nostre azioni quotidiane e con il nostro stile di vita?
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Expo e la sfida (da vincere) di un mondo senza fame
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