La Cascina, commissariata per infiltrazioni lo scorso luglio, è legata a doppio filo alla Senis Hospes, che continua a gestire l'accoglienza di quasi settemila persone al giorno. E a fare affari con lo Stato incassando circa nove milioni di euro al mese
dai nostri inviati GIULIANO FOSCHINI E FABIO TONACCI
SENISE (Potenza) - C'è una scheggia sfuggita a Mafia Capitale che continua a fare affari con lo Stato. E nello specifico a gestire l'accoglienza di quasi settemila migranti al giorno. Conti alla mano, incassa dal Viminale circa nove milioni di euro al mese. Questa scheggia si chiama Senis Hospes e la sua sede legale è qui, al primo piano di un condominio sgarrupato nel centro di Senise, settemila anime in provincia di Potenza. Ci lavorano, stando alla visura camerale, 187 dei 253 dipendenti totali della Senis. "Al massimo in quell'appartamento quasi sempre chiuso - dicono gli altri inquilini del palazzo - vediamo tre o quattro persone, ogni tanto". Eppure la sede del colosso italiano dell'accoglienza è questa. Cos'è realmente Senis Hospes? Chi sono i suoi proprietari? E perché la sua storia si annoda a doppio filo con quella del Gruppo La Cascina, la cooperativa bianca vicina a Comunione e Liberazione e vicinissima all'ex ministro Maurizio Lupi, da poco commissariata per il tentativo di infiltrazioni mafiose?